L’emergenza climatica determinerà impatti sociali, economici e ambientali drammatici in ogni parte del mondo e può essere arginata solo puntando a fare delle fonti rinnovabili il centro di un sistema energetico che punti alla decarbonizzazione entro il 2040, per il fotovoltaico un fattore limitante delle installazioni è, oggi, la disponibilità di superfici. 

Nell’ipotesi di ritardi e problemi che limitino gli impianti sui tetti al 40% del potenziale, si arriverebbe a dover collocare circa 300 milioni di mq di pannelli a terra, che – considerate le tare e le opere accessorie – svilupperebbero un ingombro territoriale (per i concetti impiantistici dei parchi fotovoltaici che conosciamo) di oltre 70.000 ettari, una superficie che rappresenta lo 0,6% della SAU (superficie agricola utilizzata) italiana, e il 3% di incremento del suolo urbanizzato totale. Si tratterebbe di un sacrificio territoriale inaccettabile, se si dovessero ripercorrere le modalità a cui abbiamo assistito nella prima generazione di grandi parchi fotovoltaici a terra.

Agrivoltaico: un nuovo delivery model per il fotovoltaico, con le aziende agricole al centro.

L’agrivoltaico può risultare un investimento vincente e idoneo a soddisfare i nuovi e ambiziosi requisiti climatico-ambientali a cui il sostegno PAC, nella programmazione 2020-27, è dichiaratamente finalizzato.

La sfida che il nostro Paese ha oggi di fronte è quella di accompagnare la necessaria, grande, diffusione del solare in ogni territorio per farla diventare un fattore di sviluppo e di creazione di valore. Per riuscirci occorre affrontare da un lato il tema delle regole per semplificare le installazioni, a partire da quelle in copertura, e dall’altro trovare forme di incentivo per modelli virtuosi di imprese agrivoltaiche.