Il fotovoltaico italiano – nonostante la cessazione dei meccanismi dei c.d. Conti Energia – rappresenta, oggi, una vera e propria killer application, avendo beneficiato, nel corso degli anni, di significativi cali dei costi per la sua realizzazione ed implementazione.

E’ possibile ipotizzare, infatti, che tale settore, dopo anni di incentivi pubblici a copertura dei costi di realizzazione e – si badi – con riferimento soprattutto ai grandi impianti realizzati per produrre e vendere energia direttamente sulla borsa elettrica, potrà svilupparsi senza l’ausilio dell’incentivazione pubblica, rientrando in una situazione di c.d. “grid parity” o, in senso evolutivo, di “market parity”.

 

Con l’espressione grid parity si fa riferimento “alla parità fra costo di produzione dell’energia elettrica da impianto fotovoltaico e costo di acquisto dell’energia dalla rete": in altri termini, si realizza tale condizione quando il costo dell’energia fotovoltaica sul mercato retail è pari al costo dell’energia prodotta dalle fonti fossili. Pertanto, si considera raggiunta la grid parity quando l’investimento in un impianto fotovoltaico è economicamente conveniente, in termini di rendimento, anche in assenza di incentivi..

Successivamente all’emanazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN) 2017, il concetto di grid parity si è ulteriormente affinato e sviluppato, fino all’elaborazione del diverso modello di market parity o generation parity.

Il sistema in market parity prevede che sul mercato energetico all’ingrosso ci sia una reale competitività tra il prezzo di scambio dell’energia prodotta dal fotovoltaico e quello dell’energia prodotta dalle fonti fossili: vale a dire che il fotovoltaico in market parity vende energia sulla borsa elettrica ad un prezzo inferiore a quella prodotta dalle altre fonti convenzionali.